Alla sua seconda personale negli spazi della galleria Maja Arte Contemporanea, quest’anno partner degli eventi del Fuori Quadriennale (13 ottobre 2016 – 8 gennaio 2017), il pittore Rodolfo Villaplana presenta la serie 8 ½, ispirata all’omonima pellicola di Federico Fellini.
Negli otto dipinti in mostra, eseguiti nel 2016, l’artista venezuelano si concentra soprattutto sui personaggi femminili del film che danno il titolo a cinque ritratti: Luisa, la moglie borghese; Carla, l’amante sensuale; Saraghina, la prostituta procace, “drago orrendo e splendido” – come la definisce lo stesso Fellini; Claudia, di un’incontaminata eterea bellezza; Gloria, la giovane e provocante amante dell’amico Mezzabotta.
“Le donne ritratte in questa mostra sono un racconto per immagini di archetipi femminili portati al loro limite“, spiega Villaplana, che aggiunge a proposito del capolavoro felliniano: “L’autore vive nel suo mondo di creatore e non sa distinguere tra realtà e fantasia. Da qui la scena finale del film” – che ispira un altro dipinto in mostra – “dove realtà e finzione si mescolano sotto il ritmo frenetico della musica in un trionfo viscerale ed estetico che celebra la vita e la creazione, dandoci ad intendere che l’arte può ridurre la distanza tra la dimensione onirica e la realtà“.
Completano l’esposizione i ritratti di Guido Anselmi (Marcello Mastroianni) e Federico Fellini (Carla sono io) che ironicamente si propone come una delle protagoniste del suo film. Il risultato è un beffardo scherno del maschilismo tipicamente mediterraneo degli anni Sessanta in contrapposizione alla fiammante libertà e alla nuova posizione della donna nella società italiana di quegli anni.
Osserva il critico Thierry Morel a proposito della sua pittura: “Le sue pennellate sono coraggiose; non cedono a facili compromessi scavando in maniera quasi brutale nel corpo e nello sguardo, fino a coglierne l’anima. Le sue pennellate brusche e terrose vogliono superare i limiti dell’immagine bidimensionale con la loro corposità. […] Un misterioso processo artistico di costruzione e decostruzione, ma anche di aggiunte e, talvolta, falsificazioni […] sfida lo sguardo dello spettatore, lasciandolo contemporaneamente ammaliato e sconcertato dalla crudezza delle immagini che ha di fronte.“