Maja Arte Contemporanea è lieta di ospitare per la prima volta in Italia le opere della fotografa americana Suzanne Rubin. In mostra una selezione di sedici fotografie che appartengono alla serie Serenity, un progetto che copre un arco temporale di circa cinque anni.
Il lavoro di Suzanne Rubin trae origine e si alimenta degli incontri casuali. “Per le strade, in metropolitana, nei ristoranti, in una palestra, un museo, ovunque cerco, cerco il volto giusto, il gesto. Non conosco nessuna delle persone che ritraggo: sono sconosciuti che catturano la mia attenzione per un’andatura bizzarra, una strana postura, un movimento spento, uno sguardo distante, scomodo. E’ la sensazione che ci sia qualcosa di sbilanciato, emarginato, al di fuori delle convenzioni, che mi attira verso di loro. Ne percepisco sentimenti vari come il disagio, la tristezza, la rabbia, il dolore“, spiega Rubin.
Dalla casualità di quegli incontri prende corpo il ritratto che la fotografa realizza solo successivamente in luoghi raccolti, in presenza esclusiva dell’artista e della persona che ha accettato di raccontare la propria storia in uno scatto, di essere ‘vista’ dal resto del mondo attraverso l’obiettivo di Suzanne: “Aspiro alla verità a dispetto dell’inganno; a vedere e restituire in una foto la realtà di quelle persone che non mascherano la propria condizione, per restituire bellezza a ciò che ci rende umani, vulnerabili, meravigliosamente unici.”
Non è ‘serenità’ quella che si irradia dai volti ritratti. Il titolo, se da una parte evoca il desiderio di raggiungere questo particolare stato di grazia (“Credo profondamente che la strada per la serenità debba essere preceduta da una volontà irremovibile di affrontare chi siamo veramente.” [s.r.]), dall’altra racconta un sentimento che si insinua fugace durante le sessioni fotografiche, quell’attimo speciale di connessione elettiva tra due persone.